Malattie autoimmuni e vaccino

Chi soffre di malattie autoimmuni, dati alla mano, conta un numero di casi di Covid-19 (e decessi) significativamente superiore rispetto alla popolazione generale. Oltretutto, una percentuale significativa di pazienti con malattia autoimmune in terapia immunosoppressiva non ha risposto o ha risposto in maniera non soddisfacente ai cicli vaccinali. Non è ancora chiaro se ciò sia attribuibile alla malattia autoimmune, ai farmaci immunosoppressivi assunti per curarla, o a entrambi. La notizia arriva da uno studio condotto di recente negli Stati Uniti, dove Anthony Fauci, direttore dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Americano (NIAID), si è dichiarato speranzoso per gli sviluppi futuri della vicenda: “Siamo determinati a trovare modi per suscitare una risposta immunitaria protettiva ai vaccini in questa popolazione. Questo nuovo studio è un passo importante in quella direzione”.

Valutare l’efficacia di una terza dose

L’istituto nazionale di salute degli Stati Uniti, alla luce dei dati raccolti, ha dunque avviato uno studio clinico per valutare, nelle persone con malattia autoimmune, la risposta anticorpale a una dose extra di vaccino COVID-19. Lo studio – recentissimo! – valuterà anche se la sospensione della terapia immunosoppressiva può essere in grado di migliorare la risposta anticorpale al vaccino in questa popolazione. 

Terza dose approvata per i trapiantati

Di certo c’è che somministrare una dose extra di vaccino COVID-19 migliori la risposta immunitaria di chi ha subito trapianti e assume farmaci immunosoppressivi. Lo studio del NIAID che indaga ulteriormente su questo è ancora in corso. Proprio i recenti risultati sulla popolazione dei trapiantati suggeriscono che una dose extra di vaccino COVID-19 potrebbe aiutare la risposta immunitaria di persone con malattie autoimmuni che assumono farmaci immunosoppressivi. A questo scopo, la Food and Drug Administration ha recentemente modificato le autorizzazioni per l’uso di emergenza dei vaccini COVID-19 di Pfizer-BioNTech e Moderna per questi soggetti.

Il nuovo trial include anche persone con Pemfigo, Sclerosi Multipla, Artrite reumatoide

Anticorpi umani al microscopio

Il nuovo trial del NIAID, chiamato COVID-19 Booster Vaccine in Autoimmune Disease Non-Responders, inizialmente includerà persone con una delle seguenti cinque malattie autoimmuni: sclerosi multipla, pemfigo, artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico o sclerosi sistemica. Le terapie immunosoppressive comunemente portate avanti dalle persone con queste malattie, infatti, sono state associate a scarse risposte immunitarie ai vaccini. Il team dello studio arruolerà circa 600 persone che hanno avuto una risposta anticorpale negativa o scarsa ai vaccini Moderna, Pfizer-BioNTech o Johnson & Johnson e somministrerà loro terapie immunosoppressive quali acido micofenolico, metotrexato o farmaci che riducono le cellule B.

Valutazione della risposta anticorpale 

Tutti i partecipanti riceveranno una dose extra del vaccino COVID-19 ricevuto in origine. Quindi, alcuni partecipanti continueranno ad assumere immunosoppressori; altri, invece, sospenderanno l’assunzione degli stessi nell’arco di tempo precedente e successivo alla dose di vaccino. Quattro settimane dopo aver ricevuto la dose extra di vaccino, i medici valuteranno la loro risposta anticorpale. I partecipanti allo studio saranno seguiti per un totale di 13 mesi e i risultati preliminari sono attesi per novembre 2021.


Carola Pulvirenti

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento