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Dal 29 settembre al 2 ottobre, si è tenuto il 30° congresso dell’Accademia Europea di Dermatologia e Venereologia EADV.

All’evento ha partecipato anche la Dott.ssa Alessandra Scarabello, neopresidente del Comitato Scientifico ANPPI, con esperienza ventennale nelle malattie dermatologiche rare. Molti sono stati gli argomenti trattati e gli aggiornamenti forniti nel campo dermatologico. Per le malattie bollose autoimmuni, la Dott.ssa Scarabello ci ha gentilmente fornito una sintesi dei temi trattati e ha descritto gli aggiornamenti più salienti, come riportato di seguito.

 

Terapie innovative per Pemfigo Volgare e Foliaceo

Al congresso sono stati presentati i trial clinici, in fase 3, per le malattie bollose autoimmuni. Fra questi è stato descritto un importante studio prospettico che vede coinvolti 99 centri nel panorama mondiale. La ricerca si propone di valutare l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità di un farmaco biologico, chiamato Efgartigimod PH20, in pazienti adulti con pemfigo volgare o foliaceo. L’obiettivo principale dello studio è dimostrare l’efficacia della somministrazione sottocutanea del biologico Efgartigimod co-formulato con ialuronidasi umana ricombinante PH20 rispetto al placebo.

Lo studio su Efgartigimod sotto cute

Lo studio è partito a dicembre 2020 per gli arruolamenti, il completamento del periodo di trattamento è stimato per giugno 2022, il termine dello studio comprensivo del follow-up si prevede per agosto 2022. All’inizio del trattamento tutti i pazienti riceveranno una dose iniziale di prednisone pari a 0.5 mg/Kg/die (per almeno 8 settimane); al giorno 1 e 8 una iniezione sottocutanea di placebo/PH20 o efgartigimod/PH20 (a seconda del gruppo di appartenenza) alla dose di 2 mg, seguite da iniezioni settimanali da 1 mg fino alla remissione della malattia (tempo massimo di trattamento 30 settimane). Il follow up sarà di 8 settimane dalla fine del trattamento.

Covid 19 e Pemfigo

Da uno studio di 12 casi di pazienti con manifestazioni severe di pemfigo, necessitanti di una terapia corticosteroidea ad alte dosi (tra 60 e 140 mg/die), contagiati da Sars-Cov-2. Cinque casi hanno presentato una malattia Covid asintomatica, 4 casi con sintomatologia minima e solo 3 casi con sintomi severi, comunque con esito favorevole. I sintomi sono durati per un periodo da 6 a 14 giorni. La terapia steroidea ad alte dosi per il pemfigo non è mai stata sospesa e probabilmente ha rappresentato un fattore protettivo contro le forme severe di malattia COVID.

Pemfigo Foliaceo e Alopecia

Uno studio tunisino ipotizza che le desmogleine-1 siano importanti anche nel mantenimento dell’integrità del follicolo pilifero.

Rituximab come prima linea di trattamento nel Pemfigo Volgare

Recenti studi dimostrano come la scelta del Rituximab, come prima linea di trattamento nel PV, sia più sicura, riguardo alle complicanze infettive, rispetto al suo utilizzo dopo terapie con immunosoppressori.

Malattie autoimmuni e vaccino

Chi soffre di malattie autoimmuni, dati alla mano, conta un numero di casi di Covid-19 (e decessi) significativamente superiore rispetto alla popolazione generale. Oltretutto, una percentuale significativa di pazienti con malattia autoimmune in terapia immunosoppressiva non ha risposto o ha risposto in maniera non soddisfacente ai cicli vaccinali. Non è ancora chiaro se ciò sia attribuibile alla malattia autoimmune, ai farmaci immunosoppressivi assunti per curarla, o a entrambi. La notizia arriva da uno studio condotto di recente negli Stati Uniti, dove Anthony Fauci, direttore dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Americano (NIAID), si è dichiarato speranzoso per gli sviluppi futuri della vicenda: “Siamo determinati a trovare modi per suscitare una risposta immunitaria protettiva ai vaccini in questa popolazione. Questo nuovo studio è un passo importante in quella direzione”.

Valutare l’efficacia di una terza dose

L’istituto nazionale di salute degli Stati Uniti, alla luce dei dati raccolti, ha dunque avviato uno studio clinico per valutare, nelle persone con malattia autoimmune, la risposta anticorpale a una dose extra di vaccino COVID-19. Lo studio – recentissimo! – valuterà anche se la sospensione della terapia immunosoppressiva può essere in grado di migliorare la risposta anticorpale al vaccino in questa popolazione. 

Terza dose approvata per i trapiantati

Di certo c’è che somministrare una dose extra di vaccino COVID-19 migliori la risposta immunitaria di chi ha subito trapianti e assume farmaci immunosoppressivi. Lo studio del NIAID che indaga ulteriormente su questo è ancora in corso. Proprio i recenti risultati sulla popolazione dei trapiantati suggeriscono che una dose extra di vaccino COVID-19 potrebbe aiutare la risposta immunitaria di persone con malattie autoimmuni che assumono farmaci immunosoppressivi. A questo scopo, la Food and Drug Administration ha recentemente modificato le autorizzazioni per l’uso di emergenza dei vaccini COVID-19 di Pfizer-BioNTech e Moderna per questi soggetti.

Il nuovo trial include anche persone con Pemfigo, Sclerosi Multipla, Artrite reumatoide

Anticorpi umani al microscopio

Il nuovo trial del NIAID, chiamato COVID-19 Booster Vaccine in Autoimmune Disease Non-Responders, inizialmente includerà persone con una delle seguenti cinque malattie autoimmuni: sclerosi multipla, pemfigo, artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico o sclerosi sistemica. Le terapie immunosoppressive comunemente portate avanti dalle persone con queste malattie, infatti, sono state associate a scarse risposte immunitarie ai vaccini. Il team dello studio arruolerà circa 600 persone che hanno avuto una risposta anticorpale negativa o scarsa ai vaccini Moderna, Pfizer-BioNTech o Johnson & Johnson e somministrerà loro terapie immunosoppressive quali acido micofenolico, metotrexato o farmaci che riducono le cellule B.

Valutazione della risposta anticorpale 

Tutti i partecipanti riceveranno una dose extra del vaccino COVID-19 ricevuto in origine. Quindi, alcuni partecipanti continueranno ad assumere immunosoppressori; altri, invece, sospenderanno l’assunzione degli stessi nell’arco di tempo precedente e successivo alla dose di vaccino. Quattro settimane dopo aver ricevuto la dose extra di vaccino, i medici valuteranno la loro risposta anticorpale. I partecipanti allo studio saranno seguiti per un totale di 13 mesi e i risultati preliminari sono attesi per novembre 2021.


Carola Pulvirenti

Carola Pulvirenti è infermiera professionale dal 2003 e fino a qualche anno fa non conosceva le malattie rare e non aveva mai sentito parlare di malattie bollose autoimmuni. Nel 2016, tuttavia, qualcosa è cambiato.

Un giorno, mentre è al supermercato, Carola riceve un messaggio da sua zia Betty, una donna di quarantacinque anni, che le chiede di mandarle con urgenza qualcuno a casa a medicare le sue ferite. “Certo!” risponde subito Carola, “Ma di che tipo di ferite si tratta?”. Betty replica che si tratta di pemfigo, ma sua nipote non ne ha mai sentito parlare. Quando Betty invia una fotografia delle sue lesioni, Carola si accorge che la situazione è grave, così decide di valutarla personalmente.

Il giorno dopo è a casa di Betty, invasa da un odore fortissimo, e scopre che sua zia è quasi irriconoscibile: il 90% del suo corpo è coperto di ferite e la sua pelle è attaccata a vestiti e lenzuola. Non potendo ingerire nulla a causa delle ferite in bocca, Betty è magra, disidratata, e a letto da quindici giorni, impossibilitata a svolgere le proprie attività  quotidiane. Carola non ha mai visto niente del genere prima.

I primi sintomi, nella forma di macchie sul petto, si sono manifestati – spiegano Betty e le sue tre sorelle – nel 2006; poi la pelle ha iniziato a staccarsi, lasciando sul corpo ferite lancinanti. Trascorre un anno prima che arrivi una diagnosi: si tratta di Pemphigus Vulgaris. Il racconto prosegue: dopo sette anni di cortisonici, esperiti devastanti effetti collaterali, Betty ha deciso di sperimentare terapie alternative naturali associate a una dieta sana, pur ricorrendo, di tanto in tanto, ad antidolorifici.

Carola è incredula. Tornata a casa, svolgendo alcune ricerche, scopre che l’attenzione da parte della comunità  scientifica per la cura delle lesioni da pemfigo è drammaticamente bassa, probabilmente perché si tratta di malattie rare. Quella notte non chiude occhio. Non le dà  pace l’idea che sua zia Betty sia rimasta per lungo tempo in quella situazione, esposta a infezioni e dolori strazianti. Comincia, allora, a cercare testimonianze di altri pazienti affetti da questa patologia ed è così che si imbatte nel sito dell’Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy.

Il giorno dopo, i pensieri di Carola sono ancora fissi sulla storia della zia. Aveva scoperto un mondo che non conosceva: quello delle malattie rare. Decisa ad aiutarla, contatta il presidente di ANPPI, che si mostra subito disponibile ad aiutarla. Raccolti questi consigli e recuperati degli abiti comodi per la zia, Carola si reca a casa sua e prova a convincerla della necessità  di un ricovero in ospedale. Al secco rifiuto di Betty, sua nipote decide allora di contattare un dermatologo omeopata, il solo dal quale la zia avrebbe accettato di farsi curare.

Due giorni dopo il medico è lì, scioccato dalle condizioni in cui si trova la donna, a cui spiega che la medicina alternativa può, sì, offrirle supporto per la patologia di cui soffre, ma non salvarle la vita. Solo dopo una lunga consulenza Betty si convince ad accettare il ricovero: viene bendata e condotta, a bordo di un’ambulanza, in un istituto dermatologico specializzato. Betty trarrà giovamento immediato in ospedale, non appena le saranno somministrate le cure appropriate: l’immunoterapia biologica le regalerà  la subitanea remissione dei sintomi. Ancora oggi la donna sta bene e non assume alcun medicinale.

L’esperienza con Betty è sconvolgente per Carola, che non capisce ancora come sia possible che una donna informata non riceva la giusta terapia per la propria patologia, pur vivendo in una grande città. Pochissimo si sa – scopre Carola – di queste patologie bollose autoimmuni. I bisogni di chi soffre, per esempio, di pemfigo/pemfigoide rimangono spesso insoddisfatti. È proprio per questi motivi, per tutta questa storia che Carola decide di dedicarsi a loro. Dopo qualche tempo si iscrive all’ANPPI e comincia a lavorare duro: contatta pazienti, medici, ricercatori con l’obiettivo di promuovere la conoscenza delle malattie rare come il pemfigo, di migliorare le risorse dei pazienti, di interagire con loro in progetti di ricerca e così via. Tutto questo, ai fini di provare a rendere più tollerabile la patologia nella vita di ogni giorno. 

Alla fine di questa storia di coraggio e passione, nel dicembre 2018, Carola viene nominata vice-presidente dell’ANPPI e ancora oggi è a stretto contatto con pazienti e professionisti con cui condivide l’entusiasmo per una battaglia difficile, ma necessaria. 

Quando siamo malati, siamo senza difese e abbiamo bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi, di creare rete, di avere un nucleo caldo a cui fare riferimento per non sentirci soli. È questo l’obiettivo di un’associazione per pazienti. Non farci sentire soli, né incompresi, ma parte di una comunità che ci accoglie con il limite cui la nostra malattia ci espone.

Grazie, Carola!
BB