La scoperta del bacillo di Koch

In questo stesso giorno, nel 1882, alla seduta della Società di Fisiologia di Berlino, Robert Koch (poi Premio Nobel per la Medicina) annunciava al mondo la scoperta del bacillo responsabile della tubercolosi. La data scelta per celebrare la giornata mondiale della tubercolosi è, dunque, il simbolo di un importante traguardo per la medicina. È proprio grazie alla scoperta di Koch, infatti, che l’incidenza di questa patologia è andata, da quel momento in poi, progressivamente scendendo.

L’incidenza della malattia

Oggi i casi di TBC si sono ridotti e sono meno di 10 per 100.000 abitanti, tuttavia persistono motivi di allerta. Nelle grandi città metropolitane, per esempio, l’incidenza della patologia è quattro volte superiore rispetto alla media nazionale. In moltissimi casi eventi epidemici si verificano negli ambienti scolastici, dove il contagio è più rapido. Non solo, si sono sviluppate forme tubercolari estensivamente resistenti per le quali i farmaci attualmente disponibili non sono efficaci. A questo si aggiunga che, giacché i trattamenti antitubercolari richiedono lunghi tempi di adesione, la percentuale di persone che non li completano è, purtroppo, al di sotto dello standard richiesto dall’OMS.

La diagnosi

La TBC si trasmette per via aerea attraverso le secrezioni respiratorie emesse nell’aria da un individuo contagioso. Attraverso le vie aeree i batteri raggiungono e si depositano nei polmoni dove cominciano a crescere e moltiplicarsi e da lì, in alcuni casi, possono diffondersi attraverso il sangue ad altre parti del corpo. La diagnosi di TBC ha fatto moltissimi progressi nel corso del tempo. Oggi test molecolari sono in grado di identificare la presenza del batterio in poche ore invece che in tre o quattro settimane  come avveniva in passato. Una diagnosi rapida, inutile dirlo, è fondamentale per una patologia infettiva e potenzialmente letale. Iniziare prima possibile la terapia antibiotica e interrompere la catena di trasmissione dell’infezione può fare la differenza. Nonostante la bassa incidenza, questa patologia, stando ai dati dell’Istituto Superiore di Sanità, rappresenterebbe ancora una delle dieci principali cause di morte nel mondo.

La sensibilizzazione

Col fine di provare a ridurre l’incidenza di questa malattia nel mondo, è nata nel 2001 l’alleanza globale Stop Tb, un network di oltre 1700 organizzazioni internazionali, Paesi e associazioni pubbliche e private coordinate dall’OMS che ha fissato come obiettivo quello di eliminare l’epidemia di TBC nel mondo entro il 2030, così come espresso anche nei Sustainable Development Goals dell’Onu. Nel 2004 è nata Stop TB Italia Onlus, come partner italiano di Stop TB Partnership di Ginevra e nel 2008 è diventata ONLUS. A tal proposito, va ricordato che l’Italia vanta una grande tradizione nella cura e controllo della tubercolosi. Gli italiani sono ancora tra i migliori esperti al mondo nel controllo della malattia. Proprio un grande medico italiano, Delia Goletti, ricercatrice di fama internazionale e autrice di un brevetto relativo alla patologia, nel 2019 ha invitato Carola Pulvirenti a prendere parte al convegno di Stop TB Italia.

Sfortunatamente, tutti noi abbiamo guadagnato una certa familiarità con il linguaggio delle malattie infettive nell’ultimo anno. Oggi il mondo è scosso da una malattia infettiva con identica modalità di trasmissione e che in modi drammatici vediamo incidere nelle vite di milioni di persone. Dopo l’anno appena trascorso ci è più chiara quella che potrebbe essere la portata di un evento epidemico. L’informazione è cruciale per prevenire, per trattare, per sensibilizzare chi non sa, per fare rete, per rimanere aggiornati, non solo in quanto pazienti, ma anche in quanto medici. L’informazione non è mai abbastanza.

La tubercolosi non è scomparsa!
Oggi fermiamoci un momento.

BB

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