ll racconto di mamma Rosalia

Il 16 ottobre del 1978 eravamo sposati da appena un mese, quando per strada, vedendo parecchia gente in un bar, davanti alla televisione accesa, ci fermammo a sentire: “Habemus Papam!”. Apparso sulla loggia, un uomo di cinquantotto anni, in abiti da pontefice, sorrise emozionato e con un accento un poco strano, lasciò il suo primo saluto al mondo: “Se mi sbaglio, mi corrigerete!”. Era Papa Karol e aveva già conquistato il cuore di milioni di persone.

Carola

Alla nostra primogenita avevamo già stabilito di dare il nome della Madonna, Myriam. Nel 1980, però, alla secondogenita decidemmo di dare, senza esitazioni, proprio il nome di battesimo di Papa Karol. Una delle partecipazioni per la nascita della bambina fu inviata anche a lui. Volevamo dirglielo che la nostra piccola portava il suo nome. Volevamo che il Papa si ricordasse delle famiglie, perché ne avevano tutte tanto bisogno. Che esperienza spericolata era stata la nostra! Mettere su famiglia pur lavorando entrambi e fare due figli in due anni senza alcun aiuto!

Un cenno ci giunse, tempo dopo, attraverso il Vescovo di Catania andato in visita dal Pontefice. In una lettera ai genitori, egli aveva raccontato del suo incontro: il Papa gli aveva chiesto se in Italia qualcuno avesse il nome Carola. “Sì, Santità” – aveva risposto il vescovo – “e la piccola è stata chiamata così in suo onore”. Insieme a questa notizia, ci arrivò anche la benedizione per la Carola e tutti i suoi familiari. Cinque anni dopo, avremmo avuto la preziosa opportunità di incontrarlo personalmente a Castelgandolfo. Nella foto si vede Carola che tenta di sfuggire alla tenera mano del papa per tornare dalla mamma. 

Chi era Papa Karol?

Chi ha conosciuto quel Papa lo ricorda come un uomo forte e libero (non è un caso che sia proprio quello il significato del suo nome!), capace di rivolgersi alla gente in un modo talmente speciale da essere ricambiato da fortissimo entusiasmo.

Era stato, nel mondo, attore, operaio, poeta, sportivo e aveva portato nella sua missione tutte le grandi esperienze della sua vita. Com’era commovente e intenso nel suo modo di pregare, com’era aperto al dialogo, com’era attento alle questioni di fede, di morale, di dignità e libertà di uomo e donna. Aveva il dono di rivolgersi a tutti come se stesse parlando personalmente con ciascuno. Amò intensamente i giovani e ne fu riamato.

Col Totus tuus riportò in auge il culto alla Madre di Dio, poi rinnovò il Rosario inventandosi cinque nuovi misteri della luce e fu lui ad istituire la Festa della Divina Misericordia. Delle sue quattordici encicliche, così belle e innovative e tutte scritte con la mente e col cuore, molte hanno lasciato una scia indelebile nella nostra società e cultura: Redemptor Hominis, Redemptoris Mater, Evangelium Vitae, Centesimus Annus… 

Fu lui, cominciando a visitare personalmente Paesi dove un Papa non era mai stato prima, a rafforzare il concetto di Chiesa Universale. Famosa anche la sua invettiva contro gli assassini mafiosi durante la visita in Sicilia del 1993. Lavorò moltissimo per la pace, non solo favorendo il dialogo con ortodossi ed anglicani, ma impegnandosi perché venisse riconosciuto lo Stato d’Israele. Quello che chiedeva era che tutti i Paesi rispettassero la libertà religiosa di ognuno.

Il suo ruolo nella storia

Può darsi che le nuove generazioni lo ricordino attraverso libri di storia. Molti non amano ammetterlo, ma fu proprio il Papa Karol uno dei principali protagonisti della dissoluzione dell’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Quando cominciò a dare il suo sostegno a Solidarnòsc, sindacato polacco di ispirazione cristiana, nessuno ancora riteneva possibile che il comunismo internazionale potesse collassare. Eppure, dieci anni dopo la sua elezione, mentre in Cina le insurrezioni venivano represse nel sangue, Giovanni Paolo II, grazie a un’audace azione diplomatica presso Gorbaciov, riuscì in questo miracolo.

Era la fine della Guerra Fredda, cadeva il muro di Berlino, nasceva la Russia cristiana, e la Polonia e le altre Repubbliche diventavano libere e democratiche. Anni prima, Papa Karol aveva rischiato di pagare col sangue la sua partecipazione a quella storia cruenta: l’attentato del 13 maggio 1981, commissionato dal KGB, lo ridusse in fin di vita. 

Quando il 2 aprile 2005 la sua vita si concluse, la commozione del mondo fu senza precedenti: lunghissime file di persone composte e silenziose resero omaggio alla sua salma in San Pietro. Il solenne funerale fu celebrato dal suo “amico fidato”, il Cardinale Ratzinger che nel 2011, nelle vesti di pontefice, l’avrebbe poi proclamato Beato. Solo quattro anni dopo sarebbe arrivata la santificazione.

A tutti è sempre stato chiaro quanto grande e soprannaturale fosse il suo amore per Dio e per gli uomini tutti. Questo eroico Papa non è, certo, riuscito a mettere fine a tutti i mali del mondo e neanche a tutti quelli che attanagliano la stessa Chiesa, ma ha restituito a tantissimi battezzati la gioia e l’orgoglio di essere cristiani. È forse proprio questo l’impegno che ha lasciato in eredità a ciascuno di noi.

Rosalia Pulvirenti Azzaro

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento