Il punto su AstraZeneca

É notizia di oggi che l’Agenzia Europea del Farmaco potrebbe non rinnovare il contratto, in scadenza a giugno, con la farmaceutica AstraZeneca. Il motivo, secondo le dichiarazioni del commissario europeo Breton, non sarebbero i rari effetti avversi, ma la scarsa quantità di dosi consegnate. La casa farmaceutica, infatti, non avrebbe rispettato il contratto con l’Inghilterra avendo lasciato solo il 30% delle dosi previste. Nel frattempo, proseguono le indagini sui diversi casi di eventi trombotici e trombocitopenie sviluppati dopo la vaccinazione con Vaxzevria di AstraZeneca. Nonostante si sia trattato di eventi molto rari, le autorità sanitarie di Germania e Francia hanno deciso che chi ha già ricevuto la prima dose di vaccino AstraZeneca riceverà la seconda di Pfizer/BioNTech o Moderna. Anche il vaccino Johnson & Johnson, in rari casi, avrebbe provocato lo stesso meccanismo patologico. Così, negli Stati Uniti, le autorità sanitarie ne avrebbero raccomandato la sospensione precauzionale. Al momento l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) sta esaminando il caso.

La trombocitopenia immune

Con quale meccanismo si sviluppa, dunque, la trombosi dopo il vaccino? Secondo uno studio, pubblicato da pochi giorni sul New England Journal of Medicine, la causa sarebbe da cercarsi in un processo già noto al mondo scientifico. Si tratta della trombocitopenia immune. La trombosi post vaccino appare del tutto simile alla Trombocitopenia Immune Indotta dall’Eparina (HIT).

La HIT è causata da una reazione immunitaria diretta contro un fattore piastrinico e leparina iniettata al paziente. Questo complesso immunitario attiva le piastrine circolanti e ne causa un consumo eccessivo, aumentando di conseguenza la coagulazione del sangue. É per queste ragioni che la comunità scientifica ha denominato la trombosi post AstraZeneca VITT5, trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino.

Covid o Astrazeneca

Per quanto riguarda questo vaccino, il Centro Winton dell’Università di Cambridge ha elaborato dei dati confrontando i rischi che corre chi si vaccina con quelli che corre chi non lo fa. Dallo studio risulterebbe chiaro che i benefici della vaccinazione superano in modo significativo i suoi potenziali rischi.

Per le persone tra i 20 e i 29 anni, il rischio di ammalarsi gravemente di Covid-19 è sette volte maggiore del rischio di avere gravi effetti collaterali legati al vaccino. Questo rischio, chiaramente, aumenta in maniera esponenziale con l’aumentare dell’età, divenendo 30 volte maggiore per i trentenni, 100 volte maggiore per i quarantenni, 240 volte maggiore per i cinquantenni, 640 volte maggiore per i sessantenni. Il modello non calcola il rap­porto rischio-beneficio per le fasce di età superiori, che ovviamente è ancora più sbilanciato a favore del vaccino. Basti pensare che in Italia gli over 70 sono il 17.4% della popolazione complessiva, ma rappre­sentano l’86% del totale dei decessi per Covid-19.

Perché i dati non ci convincono

Dunque i numeri sembrano incoraggianti, tuttavia molte persone non sono convinte ed hanno disdetto l’appuntamento per il vaccino. Questo tema cruciale è stato affrontato mercoledì scorso dal dottor Pierluigi Spada che, dall’inizio della pandemia offre su Panacea un’informazione alla portata di tutti ma basata sulle evidenze scientifiche: “Noi medici lavoriamo tanto con i numeri, – afferma Spada – ma le persone hanno poco chiara la forza dei numeri, non li trovano convincenti, nonostante vengano continuamente riproposti.

Il motivo di questo atteggiamento lo ha spiegato la Dott.ssa Rosaria Calia, psicologa psicoterapeuta: “La storia del singolo è molto più convincente dei numeri, perché racconta l’emozione. Il numero è qualcosa che rimane fine a se stesso. É più facile per le persone identificarsi nell’unico episodio che è stato portato all’attenzione da tutti i giornali, perché ci si identifica in quella donna, in quell’uomo. Il numero, invece, rappresenta qualcosa di poco coinvolgente.”

Le indicazioni delle autorità sanitarie italiane

Le informazioni su questo tema sono in continuo aggiornamento, e c’è costante attenzione per le indicazioni del Ministero e dell’Agenzia Italiana del Farmaco. Cosa dovrà fare chi ha già ricevuto la prima dose? Sul comunicato pubblicato il 7 aprile dal Ministero si legge che, in virtù dei dati ad oggi disponibili, chi ha già ricevuto una prima dose del vaccino Vaxzevria può completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino. Intanto l’AIFA, in collaborazione con l’EMA, continuerà l’attenta valutazione di qualsiasi segnale di sicurezza anche al fine di formulare eventuali ulteriori raccomandazioni.

Carola Pulvirenti

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