admin, Autore presso Carola Pulvirenti https://www.carolapulvirenti.it/author/admin Tue, 12 Jan 2021 16:44:55 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.9.9 https://www.carolapulvirenti.it/wp-content/uploads/2020/12/carolafavicon-36x36.png admin, Autore presso Carola Pulvirenti https://www.carolapulvirenti.it/author/admin 32 32 “La terapia fotodinamica nelle malattie dermatologiche rare. Opportunità e sfida” https://www.carolapulvirenti.it/la-terapia-fotodinamica-nelle-malattie-dermatologiche-rare-opportunita-e-sfida.html https://www.carolapulvirenti.it/la-terapia-fotodinamica-nelle-malattie-dermatologiche-rare-opportunita-e-sfida.html#respond Mon, 04 Jan 2021 10:01:29 +0000 https://www.carolapulvirenti.it/?p=746 Cominciato da poco, il nuovo anno porta già le prime buone notizie. Si tratta dello studio di Alessandra Scarabello, Mauro Berta e Carola Pulvirenti, che indaga con grande perizia le interessanti potenzialità della terapia fotodinamica (PDT), un trattamento che, sfruttando la reazione ossidativa scatenata dalla luce, elimina le cellule patologiche dell’epidermide e le sostituisce con […]

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Cominciato da poco, il nuovo anno porta già le prime buone notizie. Si tratta dello studio di Alessandra Scarabello, Mauro Berta e Carola Pulvirenti, che indaga con grande perizia le interessanti potenzialità della terapia fotodinamica (PDT), un trattamento che, sfruttando la reazione ossidativa scatenata dalla luce, elimina le cellule patologiche dell’epidermide e le sostituisce con cellule nuove. Si tratterebbe, come annuncia il titolo, non soltanto di una grande opportunità per chi è affetto da patologie dermatologiche rare, ma anche di una nuova avvincente sfida per chi è impiegato nel settore del wound care.  

Quando si fa un passo nel grande universo delle malattie dermatologiche, è bene usare delicate cautele. Sono numerose le difficoltà che il paziente può trovarsi ad incontrare prima di imbattersi finalmente in un trattamento che dia esito positivo e, anche allora, non è detto che quello sia definitamente risolutivo. Non accade di rado, infatti, che i bisogni di salute che emergono in concomitanza con queste patologie restino insoddisfatti. Addirittura, in qualche caso, essi rimangono sconosciuti persino allo specialista. E, invece, contrariamente a quanto si tende a credere, certe implicazioni sulla vita di questi pazienti possono diventare fortemente invalidanti: la malattia dermatologica non è causa solo di problemi puramente estetici – ammesso che, per qualche motivo, essi debbano considerarsi di importanza secondaria -, ma anche di problemi funzionali, in qualche caso all’origine anche di gravissime limitazioni fisiche. Tutto questo dicasi per non entrare nel merito dei modi in cui queste patologie possono finire per compromettere la vita di relazione del paziente, quella sessuale, del proprio rapporto con se stesso/a e via dicendo. 

Insieme a tutto questo va poi rilevato che se, come capita, i presidi sanitari necessari alla cura delle lesioni non rientrano nel piani terapeutici regionali, le visite mediche e gli esami clinici dermatologici richiedono al paziente un impegno economico non indifferente. Nel 2011, si esprimeva a tale proposito proprio il Comitato Nazionale di Bioetica, che  constatava non soltanto la scarsa disponibilità di farmaci innovativi specifici per il trattamento delle patologie dermatologiche, ma anche le drammatiche differenze in termini di disponibilità economiche delle varie regioni italiane. 

In questo quadro così complesso, inutile dirlo, restano cruciali il ruolo del medico e, non ultimo, quello del caregiver familiare, che purtroppo si trova troppo spesso ad assistere il paziente senza avere un’adeguata formazione nel settore.

Come provare a sciogliere la questione? “La terapia fotodinamica nelle malattie dermatologiche rare. Opportunità e sfida” è un giusto passo, un libro che illumina (è proprio il caso di dirlo) le zone d’ombra di questo universo, per il paziente e, insieme, per lo scienziato. Entrambi hanno oggi ha a disposizione un trattamento di grande efficacia e senza effetti collaterali, di cui era necessario che si parlasse.

Finalmente.

Buon anno di luce.

BB

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COVID-19 e CUORE UMANO una convivenza difficile https://www.carolapulvirenti.it/covid-19-e-cuore-umano-una-convivenza-difficile.html https://www.carolapulvirenti.it/covid-19-e-cuore-umano-una-convivenza-difficile.html#respond Mon, 16 Nov 2020 19:03:29 +0000 https://sitkatheme.com/classic/?p=81 COVID-19 e CUORE UMANO: una convivenza difficile.  Covid-19 e malattie del cuore: insieme aumentano il rischio di morte. Lo dicono i dati finora raccolti e presentati dai ricercatori del INMI “L.Spallanzani” nell’informativa quotidiana al personale interno. Il grafico descrive le cinque patologie croniche maggiormente presenti nelle persone decedute per Covid-19. Tutte interessano il sistema circolatorio: […]

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COVID-19 e CUORE UMANO: una convivenza difficile.

 Covid-19 e malattie del cuore: insieme aumentano il rischio di morte. Lo dicono i dati finora raccolti e presentati dai ricercatori del INMI “L.Spallanzani” nell’informativa quotidiana al personale interno. Il grafico descrive le cinque patologie croniche maggiormente presenti nelle persone decedute per Covid-19. Tutte interessano il sistema circolatorio: ipertensione, cardiopatia ischemica, diabete mellito tipo 2, insufficienza renale e fibrillazione atriale come complicanza dell’ipertensione arteriosa e della cardiopatia ischemica.

Sappiamo che il Covid-19 provoca una Sindrome Acuta Respiratoria Severa (SARS) si è pensato fosse questa la causa della morte per migliaia di persone. Oggi però stanno emergendo nuovi dati, che collegano la malattia anche ad un problema cardiocircolatorio.

“Il CoviD19 può determinare un peggioramento delle condizioni cliniche dei pazienti con patologie preesistenti quali ipertensione, diabete, cardiopatia e fibrillazione atriale permanente. Questo avviene a causa di tre condizioni principali: la forma interstiziale della polmonite da covid19, la conseguente scarsa ossigenazione e le microembolie diffuse, che ulteriormente peggiorano l’ossigenazione del sangue”, questo il commento del Dottor Gianluigi Biava, cardiologo del’INMI Spallanzani che da 11 anni segue tutti i pazienti cardiopatici dell’Istituto.

 

 

La microembolia è l’ostruzione del flusso ematico e provoca ischemia, ovvero ridotta ossigenazione del tessuto a valle, con conseguente morte cellulare. Nei pazienti Covid19 questa embolia sembrerebbe interessare diversi organi, soprattutto i polmoni.

Nell’ interstiziopatia gli alveoli, microsacche d’aria che sono parte funzionale dei polmoni, sono circondate da uno spazio chiamato interstizio; è all’interno di questo, dove si trovano i capillari polmonari, che avvengono gli scambi respiratori che permettono l’ossigenazione del sangue. Lo spazio interstiziale, nella polmonite da covid, è colpito da una grave infiammazione che provoca un accumulo di liquido infiammatorio e tessuto fibroso, impedendo così il passaggio di ossigeno nel sangue. Dunque a causa della Sindrome Acuta Respiratoria Severa (SARS), dovuta al Covid19, gli organi e tessuti ricevono poco ossigeno.

Quando il Covid-19 colpisce il cuore, in che modo lo fa?

“Una condizione che ho trovato di frequente è il cosiddetto ‘ cuore polmonare acuto’ (vedi Grafico 2), confermato dalle indagini elettrocardiografiche che, in molti casi, hanno mostrato una fibrillazione atriale dovuta a dilatazione delle cavità destre, con insufficienza della valvola tricuspide e aumento della pressione polmonare. Questo fa peggiorare il quadro clinico con insufficienza cardiaca congestizia, che si manifesta con affanno, dispnea anche a riposo, turgore delle giugulari, stasi venosa a livello epatico, edemi degli arti inferiori.

Questo scompenso cardiaco, però, non è globale, perchè interessa soltanto il cuore destro.

Uno studio pubblicato l’8 aprile su The New England Journal of Medicine presenta tre casi clinici di coagulopatia in pazienti Covid19.(https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMc2007575 ) La coagulopatia è un tema cruciale nei pazienti Covid?

Questo non è confermato, è vero che i pazienti manifestano delle microembolie ma il motivo principale sembra essere l’importante ruolo giocato dalla grave forma infiammatoria polmonare che aumenta il rischio di trombosi e quindi di microembolie polmonari.

Dal punto di vista cardiologico, ci sono dei farmaci specifici?

Gli anticoagulanti si usano come terapia preventiva in tutti i pazienti ricoverati per Covid-19, si possono usare anche i diuretici e tutti gli antipertensivi noti in caso di ipertensione.

Qual è dunque il problema principale delle persone ricoverate per Covid-19?

Il problema principale è la grave infiammazione dovuta all’infezione e questa si cura sostanzialmente con il cortisone e con un anticorpo monoclonale (Tocilizumab) ed il virus stesso, contro il quale vengono usati farmaci antivirali, ma questa è materia tutta infettivologica.

Le persone che hanno una patologia cronica, per cui assumono cortisonici e anticoagulanti, in caso di infezione Covid-19, potrebbero essere in qualche modo protette dalle proprie terapie?

In teoria sì. Ma al contempo, il cortisone può ridurre la capacità dell’organismo di combattere il virus abbassando le sue difese immunitarie.

Quali sono gli altri argomenti su cuore e Covid-19?

La miocardite fulminante, che è patologia grave ma molto rara.

La buona notizia è che queste conoscenze, sulla malattia da Covid-19, stanno permettendo ai medici di mettere in atto interventi maggiormente appropriati ed in tempi più veloci. Dunque il nostro punto di vista è che chi si ammala oggi ha maggiori possibilità di cure rispetto a chi, purtroppo, si è ammalato all’inizio della pandemia.

 

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Sopravvivere alla Covid-19, il Casco respiratorio CPAP https://www.carolapulvirenti.it/sopravvivere-alla-covid-19-il-casco-respiratorio-cpap.html https://www.carolapulvirenti.it/sopravvivere-alla-covid-19-il-casco-respiratorio-cpap.html#comments Sun, 25 Oct 2020 03:07:53 +0000 https://sitkatheme.com/classic/?p=97 La mascherina chirurgica è il simbolo indiscusso dell’anno 2020, per gli operatori sanitari però il protagonista di questa pandemia è il casco, presidio che la Società Italiana di Pneumologia ha identificato come scelta terapeutica ideale, da posizionare alla maggior parte dei pazienti con grave sindrome respiratoria da Covid-19. Documento PDF La principale manifestazione clinica dei […]

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La mascherina chirurgica è il simbolo indiscusso dell’anno 2020, per gli operatori sanitari però il protagonista di questa pandemia è il casco, presidio che la Società Italiana di Pneumologia ha identificato come scelta terapeutica ideale, da posizionare alla maggior parte dei pazienti con grave sindrome respiratoria da Covid-19.

Documento PDF

La principale manifestazione clinica dei pazienti COVID-19 è rappresentata da un’ipossia acuta, insufficienza respiratoria che in molti casi richiede un supporto ventilatorio invasivo, come l’intubazione endotracheale.

 

Gli studi di biologia molecolare hanno evidenziato che il virus COVID-2019, per entrare nelle cellule, usa un recettore maggiormente espresso sulle cellule epiteliali delle vie aeree. L’esame istologico su tessuto polmonare mostra un danno alveolare diffuso: all’interno degli alveoli si identificano delle aree di sofferenza cellulare provocata dal virus. Nei casi più gravi la respirazione diventa impossibile e i sanitari intervengono per gestire questa Insufficienza Respiratoria Acuta. In questi casi viene raccomandato il supporto respiratorio precoce con Ventilazione Non Invasiva (NIV).

La NIV è un sistema ventilatorio di natura meccanica a pressione positiva che si sostituisce all’utente nelle varie fasi degli atti respiratori; può essere nasale, facciale, total-face o a casco, a seconda delle esigenze e della tollerabilità. Rispetto alle maschere facciali, il casco permette una minore dispersione delle goccioline nell’aria, riducendo il rischio di contaminazione degli operatori sanitari, inoltre si è mostrato maggiormente efficace e confortevole per il paziente.

 

Il casco, chiamato anche scafandro, è un cappuccio trasparente con collare morbido alla base e due cinghie che si posizionano sotto le ascelle del paziente, permettendo al dispositivo di rimanere attaccato alle spalle e creare la dovuta pressione di ossigeno. Da un tubo entra l’ossigeno ad alto flusso, dall’altro esce l’anidride carbonica. Si tratta di un sistema a Pressione Positiva Continua delle vie Aeree (C-PAP)  https://www.mdpi.com/2077-0383/9/4/1191 che permette di recuperare gli alveoli malati e migliorare la quantità di ossigeno nell’organismo.

 

Quello descritto è l’aspetto puramente meccanico della C-PAP ma, nell’utilizzo di questa terapia, occorre valutare in maniera preliminare moltissimi aspetti di natura fisiopatologica e monitorarli costantemente: la frazione di ossigeno inspirata dal paziente, la pressione dell’anidride carbonica, il pH ematico del paziente, la frequenza respiratoria, il sistema sensorio. Per questo motivo è necessaria la presenza di personale medico e infermieristico addestrato e fortemente motivato, in grado di interpretare i dati rilevati dal monitoraggio e lavorare su turni di 24 ore.

Il monitoraggio è fondamentale perchè nella Covid-19, come in molte polmoniti interstiziali, i pazienti inizialmente stabili possono peggiorare improvvisamente a causa dell’ipossiemia  refrattaria, l’aumento del numero degli atti respiratori e la febbre alta. L’ipossiemia refrattaria è la condizione in cui l’ossigeno scarseggia nel sangue perchè i polmoni non riescono ad assorbirlo. E’ causata dal riempimento dello spazio tra gli alveoli in seguito all’infiammazione provocata dal virus.

 

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Ho il Coronavirus, cosa devo fare? https://www.carolapulvirenti.it/ho-il-coronavirus-cosa-devo-fare.html https://www.carolapulvirenti.it/ho-il-coronavirus-cosa-devo-fare.html#respond Sat, 03 Oct 2020 02:04:14 +0000 https://sitkatheme.com/classic/?p=16 Ho il Coronavirus, cosa devo fare? Ho il Coronavirus, cosa devo fare? Fra le persone positive al Coronavirus, solo il 5-8%, ha sintomi tali da motivare il ricovero in ospedale. Pertanto molti di noi stanno manifestando dei sintomi e sono risultati positivi al Sars-Cov-2, ad altri accadrà prossimamente. Quali precauzioni adottare se si è riscontrata […]

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Ho il Coronavirus, cosa devo fare?

Ho il Coronavirus, cosa devo fare?

Fra le persone positive al Coronavirus, solo il 5-8%, ha sintomi tali da motivare il ricovero in ospedale. Pertanto molti di noi stanno manifestando dei sintomi e sono risultati positivi al Sars-Cov-2, ad altri accadrà prossimamente. Quali precauzioni adottare se si è riscontrata una positività al tampone?

Isolarci è il primo passo fondamentale. Isolarci dal resto delle persone con cui viviamo. Indossare la mascherina anche in casa, dormire in letti separati , mangiare in stanze separate e ben arieggiate, utilizzare possibilmente un bagno dedicato, altrimenti disinfettarlo dopo ogni utilizzo. Attenzione anche agli oggetti come smartphone e tablet. Sul sito del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità è possibile trovare nel dettaglio tutte le informazioni pratiche. Le persone che vivono con una persona che ha sintomi dell’influenza devono rispettare la quarantena di 14 giorni. Non possono uscire di casa, nemmeno per fare la spesa, andare in farmacia o svolgere le altre attività consentite.

Il secondo passo è quello di contattare il medico di famiglia e seguire le sue indicazioni.

Il terzo passo, se ti senti male, è quello di acquistare un saturimetro.   https://www.nurse24.it/infermiere/presidio/saturimetro-cos-e-a-cosa-serve.html

Se ne trovano in farmacia ma anche online ad un prezzo variabile dai 15 euro in su. 

Il saturimetro misura la saturazione ovvero la percentuale di ossigeno nel sangue periferico. La saturazione permette di stabilire se la persona respira in maniera efficace. Ma chi non è del settore come fa a sapere quando allarmarsi? Generalmente i valori superiori al 95% vengono considerati normali, se invece scendono al di sotto ci si trova di fronte ad una ipossiemia

Che può essere considerata lieve, quando i valori sono compresi fra il 91% e il 94%; Moderata, quando i valori sono fra l’86% e il 90%; Grave, quando i valori sono uguali o inferiori all’85%. Il saturimetro può essere poco attendibile se: hai le dita fredde, hai l’anemia, hai lo smalto colorato sulle unghie.

Dunque immaginiamo di ritrovarci a casa, con i sintomi dell’influenza ed il tampone positivo per Coronavirus. Come dobbiamo comportarci? Ho il Coronavirus, cosa devo fare?

Ce lo spiega il Dott. Emanele Nicastri, Direttore dell’unità di Malattie Infettive ad alta Intensità di cura ed altamente contagiose del INMI Spallanzani di Roma. L’infettivologo da anni si occupa di clinica e ricerca a favore delle persone con malattie infettive ed altamente contagiose e, di recente, ha scritto una lettera di chiarimenti e supporto ai medici di famiglia, intensamente impegnati nella gestione dell’emergenza . Di seguito riportiamo un estratto della lettera, reperibile per intero al seguente link  —>LINK<—

 

  1. Se possibile mantenere attività fisica, non stare coricato a letto, meglio seduto.
  2. Alimentarsi bene: frutta, verdura, spremute di agrumi, yogurt, kefyr, pesce di lisca, perché il possibile sforzo ventilatorio rappresenta per i muscoli respiratori l’equivalente di una maratona per i muscoli degli aa inferiori.
  3. Fondamentale la pronazione del paziente quando è disteso a letto, cioè coricato a pancia sotto. Serve a reclutare bene gli alveoli polmonari senza la compressione esercitata dal peso della gabbia toracica.
  4. Taglio della eventuale barba, altrimenti in caso di ospedalizzazione le mascherine per il supporto respiratorio hanno una perdita troppo alta.
  5. Farmaci: solo paracetamolo se T>38 o dolori articolari o muscolari (non superare le dosi massime terapeutiche, 4 grammi/24 hr ma in soggetti sottopeso anche meno) Tutto il resto della terapia in questa fase non ha alcuna evidenza scientifica anzi in alcuni casi è dannosa.
  6. NON USARE CORTISONE nei primi 7 giorni di malattia ed in particolare in assenza di desaturazione, perché in questa fase prevale la replicazione virale e il cortisone potrebbe ritardare o ridurre la nostra risposta immune.
  7. Se il paziente desatura di base o dopo sforzo, allora CONSIGLIA CON FORZA IL RICOVERO.

Cosa fare se i sintomi peggiorano?

Tosse insistente o respiro corto sono da tenere sotto controllo, mantenendo i contatti con il proprio medico oppure il servizio di emergenza 112/118.

 

 

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