La storia

C’è un lungo filo rosso di eventi – anche molto drammatici – che attraversa la storia delle donne. La scelta dell’ONU, nel 1977, di fissare per l’8 marzo la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna arrivava, in effetti, proprio dopo una serie di vicende significative, alcune di esse anche di marca strettamente politica.

La scelta della data si fa risalire in qualche caso all’8 marzo del 1857, giorno dello sciopero brutalmente represso di alcune lavoratrici tessili di New York; in altri, al rogo della Triangle Waist Company, una fabbrica newyorchese di camicie, nel 1911, nel quale morirono 123 operaie che lavoravano in condizioni tremende e senza alcuna tutela. Più spesso, le motivazioni della scelta della data della celebrazione si fanno risalire alla rivolta pacifista delle operaie di Pietrogrado, nel 1917, o alla mozione della socialista Clara Zetkin, la quale si espresse durante la Conferenza di Copenaghen del 1910 proprio perché si istituisse una giornata per i diritti delle donne. 

 

Per le battaglie non ancora vinte

Quale sia, tra questi, l’evento preciso a cui l’8 marzo fa riferimento pare non sia chiaro e ad ogni modo importa poco. Tanto meglio sarebbe se questa data raccogliesse un riferimento a tutti quanti gli eventi menzionati. E anzi non solo a quelli. Contro le volgari banalizzazioni nelle quali è incorsa, la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna deve restare l’occasione per ricordare non solo le battaglie da cui si è usciti vittoriosi, ma anche e soprattutto quelle non ancora vinte.

A guardare il mondo nel quale viviamo, la strada da percorrere è ancora tutta in salita. Nonostante le lotte civili e sindacali, nonostante gli incarichi in politica, nonostante le numerose e coraggiose conquiste, purtroppo la donna è ancora un soggetto fortemente discriminato e sfruttato a volte in maniera inaccettabile. È per questo che le donne lottano ancora così duramente.

Sono proprio le battaglie non ancora vinte che andranno tenute presenti sia per il futuro prossimo che per quello remoto. Battaglie da vincere anche per quelle donne a cui, in certi posti del mondo, sono ancora negati certi diritti fondamentali.

L’8 marzo oggi

Restano ancora oggi problemi enormi il moralismo grossolano e sessista, la reificazione dei corpi, la violenza psicologica e fisica fin nelle sue forme più radicali, il pregiudizio più e meno manifesto. Moltissimi sono i contesti nei quali la donna è ancora fortemente penalizzata. E non basta confrontarsi col dato che alcune cose sono cambiate. Persino la maternità, lungi dal rappresentare un valore aggiunto per una società che va allontanandosi dal cuore caldo della vita, è più spesso ostacolo all’ingresso nel mondo del lavoro e alla carriera professionale. Detto ciò, se un femminismo deve esistere, è bene tenerlo presente, esso deve essere in grado di recuperare l’unicità della donna senza incorrere nell’errore di calibrarla sul modello maschile.

È dunque per le battaglie non ancora vinte, per le nuove conquiste che va tenuta a mente questa giornata. Il senso di una celebrazione, d’altronde, non sta nel ricordo in sé stesso, ma nella speranza per i nuovi traguardi, nel coraggio delle idee che arriva, attraverso la storia, al mondo nel presente.

BB

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